Il mondo è cambiato. E non si tratta più di un cambiamento apparente, o arbitrariamente soggettivo.
Il mondo è cambiato. E non si tratta più di un cambiamento apparente, o arbitrariamente soggettivo.
No, il mondo cambiato per davvero. In modo strutturale e comportamentale. La pandemia in corso, il modo di viverla ed interpretarla, le tante spaccature che emergono in questi mesi, mostrano con amara chiarezza tutta la fragilità che si celava dietro la maschera di una società forte e indiscutibile. Improvvisamente sono cadute molte delle certezze che ci proteggevano, e ci ritroviamo tutti e tutte più deboli.
È dunque in questa assoluta caducità che ci ritroviamo a celebrare una data come il 25 novembre. E lo facciamo partendo dalla realtà che viviamo in queste ore, dove ai numeri crescenti di un’epidemia che ancora non accenna ad arrestarsi, si affianca uno scenario sconfortante sul piano delle diseguaglianze di genere: in Europa, l'Italia, è l'ultimo Paese per il lavoro femminile.
I DATI
Gli indicatori socioeconomici non lasciano campo: il dossier presentato qualche settimana fa dalla sottosegretaria all'Economia Cecilia Guerra focalizza l'attenzione sul gender gap italiano, evidenziando come il reddito medio delle donne sia inferiore rispetto a quello degli uomini di oltre la metà (circa il 59,5%). E non si tratta solo di una disparità salariale, bensì anche di minori opportunità occupazionali e forti discriminazioni sul mercato del lavoro.
Secondo i dati raccolti, il tasso di occupazione femminile in Italia nel 2019 è pari al 50,1%, ovvero una distanza di 17,9 punti percentuali rispetto a quello maschile, con divari territoriali molto ampi: a nord, infatti, il tasso di occupazione delle donne è pari al 60,4%; nel Mezzogiorno si attesta al 33,2%. Una forbice che nel contempo è anche anagrafica: il tasso di disoccupazione delle donne raggiunge infatti livelli più elevati (33%) per le donne più giovani, e livelli più bassi per la classe di età 45-54 anni (19,2%).
Non solo. Risulta in crescita anche la percentuale di donne che lavorano in part-time (32,9% nel 2019). Un dato che cresce sebbene le donne si laureino in percentuale superiore rispetto agli uomini: (con un divario a loro favore di 12,2 punti percentuali). Il risultato? Più di una donna su quattro (il 26,5%) è sovra-istruita rispetto al proprio impiego, ed è particolarmente alta l'incidenza di lavori dipendenti con bassa paga (11,5%, contro 7,9% per gli uomini). Un quadro che si completa con un altro dato significativo: la partecipazione al mercato del lavoro delle donne nella fascia di età 25-49 anni si rileva fra le più sacrificate, in modo particolare tra le donne con figli in età prescolare e le donne senza figli. Tradotto: un segnale chiaro delle difficoltà di conciliare vita lavorativa e vita professionale.
LA SFIDA
È questo il tema che dobbiamo portare dentro il 25 novembre: risolvere tutte quelle diseguaglianze di genere che affossano la condizione femminile in una palude di immobilismo irreversibile. Ancor più oggi, nel pieno di un’emergenza sociale che ha scaricato il peso della crisi pandemica sulle spalle delle donne, schiacciate da una dimensione domestica amplificata (la chiusura delle scuole, la continua presenza dei figli in casa sono fattori determinanti) e, non meno, vessate dall’accentuarsi di violenze fisiche e psicologiche che il lockdown ha reso difficili da superare.
In questi mesi per molte donne è stato quasi impossibile chiedere aiuto: doppiamente isolate, e in alcuni casi senza vie di fuga. Lo diciamo da anni: la violenza contro le donne è un fenomeno strutturale, e per affrontarlo occorre un impegno collettivo, un cambiamento dei rapporti di genere che riguardi tutto e tutti: uomini e donne, istituzioni e scuole, diritti e occupazione. Servono leggi, progetti educativi, una comunicazione capace di rovesciare pericolosi cliché.
Serve, soprattutto, la volontà di ognuno e ognuna di noi a cambiare un piccolo pezzo del proprio mondo. Il contraltare è quello di un perpetrarsi delle diseguaglianze che non possiamo più permetterci. Un costo sociale che cade come un’ombra ingombrante su questo 25 novembre. di Silvana Maniscalco